La Vergine Maria, fin da quando è apparsa per la prima volta nei messaggi di Mario D’Ignazio, quest’ultimo ha pubblicato il suo bellissimo blog ed ha invitato le persone a recitare il Rosario, chiedendo di ricordare tutti i venti Misteri ogni quinto giorno del mese e di unire a essi anche la riflessione sui suoi messaggi. La Madonna, nelle sue esortazioni a pregare il Santo Rosario, ha detto di pregare e di far pregare molto, e di offrirle rosari senza limiti, perché l’umanità ha bisogno di tante preghiere. Solo la preghiera, infatti, può sostenerci nell’Ora della Prova. E il Santo Rosario dev’essere la nostra preghiera preferita, perché esso ci difende dagli attacchi di Lucifero e dalle sue tentazioni e ci immerge in Dio.
Il Santo Rosario, una preghiera meditativa ed evangelica, leggiamo i messaggi di Mario D’Ignazio nel 2022
Il Santo Rosario, come rivelato dalla Vergine Maria, oltre a essere l’arma di difesa più efficace contro il Male che governa il mondo, è una preghiera evangelica e meditativa. Esso ci aiuta a entrare nel Cuore Materno e Buono della Madre di Gesù, per trovarvi forza e rifugio, soprattutto nei momenti più bui della nostra vita. Recitando le duecento Ave Maria del Rosario, formeremo una corona di rose, che adornerà il Cuore della Vergine Maria e anche quello di Cristo, il suo unico figlio, ricorda Mario D’Ignazio
Il Rosario ci indica anche la via da percorrere: quella del Santo Vangelo dell’Agnello Immacolato. Attraverso la recita del Rosario, noi entriamo in dialogo con la Madonna e con Dio.
Perché la Madonna ci invita a pregare il Santo Rosario?
La Vergine Maria ci invita spesso alla recita continua del Santo Rosario, perché esso è anche uno strumento potente per salvare la nostra anima e guarirla anche dalle ferite che possiamo ricevere durante la nostra quotidianità. Indipendentemente che lo diciamo da soli, con la nostra consorte o il nostro consorte, o in famiglia, il Rosario dà una grandissima gioia alla Madonna. Questo perché le persone che recitano il Santo Rosario, aprono le porte del cuore, e della loro casa, alla Madre Celeste e ricevono la sua protezione materna.
Il Rosario ha svolto anche un ruolo di primo piano nel Messaggio di Brindisi. L’insistenza della Vergine a recitarlo, a pregarlo con vivida fede, deve quindi farci riflettere. Non è solo una preghiera, ma “la” preghiera per eccellenza, una preghiera da valorizzare e da riscoprire, da soli oppure nella nostra comunità.
Idealmente la preghiera del Rosario, o perlomeno una terza parte di essa, andrebbe fatta dopo la Sacra Liturgia Eucaristica, perché in quel momento siamo più uniti a Dio e ci sentiamo un tutt’uno con lui, in anima, corpo e cuore.
Un nuovo modo di comunicare la religione: attraverso l’arte sacra
L’arte sacra, in quanto forma di comunicazione, può essere esaminata da un numero pressoché infinito di prospettive.
Può essere vista come un’espressione intensa dell’esperienza dell’artista con il sacro e tramite la presentazione di immagini e strumenti attraverso cui la religione, e di più ancora il mistero che l’avvolge, si racconta. Come fonte di informazione, invece, può svolgere il ruolo di una Bibbia illustrata e diventare così una narrazione in prima persona di storie, miti, leggende e parabole.
Da strumento per chi non sapeva leggere a nuovo campo di studi
L’arte sacra, anche se di recente è stata riscoperta, ha sempre accompagnato l’uomo, perlomeno fin dai tempi degli antichi Egizi e degli antichi Greci, quando i nostri antenati non si facevano scrupoli a costruire tombe e templi e a decorarle con immagini di divinità, di eroi dai poteri divini o di semplici mortali che erano stati puniti o premiati dagli dei. Rimanendo però nell’ambito del Cristianesimo, possiamo dire che l’essere umano, grazie all’arte sacra, ha cominciato ad apprendere. Nel Medioevo infatti, per facilitare la comprensione degli scritti (e per di più in un periodo storico in cui l’analfabetismo era molto diffuso), non era raro che, sul retro delle pergamene su cui erano scritti i Vangeli, venivano disegnate delle figure per far capire di cosa parlava il testo che veniva letto dal sacerdote. Come non era raro che, per far capire subito di cosa trattava un manoscritto, gli amanuensi passavano ore a disegnare e a illustrare un capolettera o ad aggiungere delle rudimentali figure nei libri che ricopiavano con precisione e grazie ai quali il sapere degli antichi greci, così come i loro miti, sono arrivati a noi. Oggi l’arte sacra, oltre a essere ancora considerata un mezzo per comunicare la religione, è anche una materia di studi discreta, che si occupa di spiegare l’interazione tra immagine e la creazione di significato tramite la religione.
Un modo per la religione di proiettarsi e toccare tutte le coscienze
Enigmaticamente, l’arte sacra può aiutare le coscienze anche a riconoscere e a proiettare l’essenza e il significato di un’esperienza spirituale attraverso la forma, generando così una registrazione tangibile che informa l’inizio o la ripetizione del momento spirituale originale.
In proporzione, l’arte impiega archetipi visivi e idealizzazioni nel viaggio verso la verità e la bellezza, offrendo così visioni del sacro e modelli da seguire sulla via della salvezza. In quanto religione visibile, l’arte comunica credenze, costumi e valori religiosi attraverso l’iconografia e le raffigurazioni del corpo umano. Il principio fondante delle interconnessioni tra arte e religione è la reciprocità tra la creazione di immagini e la creazione di significati come corrispondenza creativa dell’umanità con la divinità.
Quanti e quali sono i Vangeli?
La Bibbia stessa, come documento normativo nel modo in cui l’abbiamo ora, è in realtà un prodotto dell’uso della tradizione evangelica del secondo e del terzo secolo dopo Cristo. Ora, all’inizio, abbiamo naturalmente i quattro Vangeli principali, che sono quelli ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa e che vediamo anche nel Nuovo Testamento: il Vangelo di Marco, il Vangelo di Matteo, il Vangelo di Giovanni e il Vangelo di Luca. Attenzione però: prima che la Chiesa, per non creare confusione, dichiarasse come canonici questi quattro Vangeli, ce n’erano molti altri. C’erano, per esempio, il Vangelo di Pietro e il Vangelo di Tommaso, ognuno dei quali poteva risalire a una tradizione ben più antica. E c’era il documento Q, la fonte, ora perduta, che stava alla base dei Vangeli di Matteo e Luca.
I tanti Vangeli del secondo e del terzo secolo dopo Cristo
Nel secondo e nel terzo secolo dopo Cristo furono sviluppati molti Vangeli. Così tanti che c’erano una vasta gamma di storie sulla vita di Gesù.
C’erano storie di Gesù Bambino. C’erano storie di quando Gesù, da semplice figlio di falegname, arrivò a diventare famoso e ricercato, un po’ come i nostri supereroi. C’erano anche storie della sua nascita che raccontavano dettagli sporchi, storie di apostoli che si recavano in terre straniere, come l’India, e così via. C’era, insomma, una fiorente letteratura cristiana, che si stava sviluppando e affermando, ma, nello stesso tempo, stava iniziando anche a sorgere un bel problema. Quali Vangeli dovevano essere usati, e accettati, in modo ufficiale dalla Chiesa? Come possono esserci tanti Vangeli se Gesù è uno solo? E questo è anche un problema che deve affrontare lo sviluppo del canone stesso del Nuovo Testamento: se c’è un solo Gesù, perché bisogna avere quattro Vangeli, perché non uno solo?